Un’analisi svela disparità salariali in Italia legate a età, genere e istruzione, con l’industria a fare la differenza.
Un’analisi dettagliata dei salari in Italia svela una realtà complessa, plasmata da variabili come l’industria di impiego, il genere, l’età, il livello educativo e la natura contrattuale. I dati del 2022 dell’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) indicano che il reddito medio annuo lordo nelle aziende con più di 10 dipendenti è di 37.302 euro, equivalente a circa 2.220 euro netti mensili, sebbene l’importo possa fluttuare con le addizionali IRPEF locali.
Disuguaglianze di genere negli stipendi
Una delle evidenze principali emerse dalle rilevazioni riguarda il divario retributivo tra uomini e donne. Mentre la retribuzione oraria lorda media è di 16,4 euro, le donne ricevono, in media, solo 15,9 euro all’ora, circa un euro in meno rispetto ai colleghi maschi.
Questo divario si traduce in una differenza salariale annuale di circa 6.000 euro, con le donne che guadagnano mediamente 33.807 euro all’anno, a fronte dei 39.982 euro degli uomini. Il dislivello salariale è particolarmente acuto tra i laureati e i dirigenti. Una delle cause di questa differenza è il minor numero di ore lavorative delle donne (1.539 ore all’anno) rispetto agli uomini (1.812 ore). Le donne, inoltre, sono più spesso impiegate con contratti part-time, con una percentuale del 12,3% rispetto al 5,2% degli uomini.
Non è un mistero che il part-time comporti una retribuzione oraria inferiore, con una media di 12 euro lordi all’ora, a fronte dei 17,3 euro per i contratti full-time. Le retribuzioni, inoltre, differiscono notevolmente tra i vari settori. Nel 2022, l’industria ha offerto una retribuzione annua lorda media di 38.760 euro, una delle cifre più alte, mentre il settore delle costruzioni ha segnato la retribuzione più bassa, con 32.202 euro annui. I servizi si collocano a metà strada con circa 37.000 euro annui lordi.
Settore pubblico vs. privato: una comparazione salariare
La distinzione tra settore pubblico e privato evidenzia ulteriori differenze. Nei settori a controllo pubblico, la retribuzione oraria media ammonta a 20,4 euro, mentre nel privato si attesta a 14,4 euro. Annualmente, i dipendenti pubblici guadagnano in media 39.670 euro, mentre quelli del settore privato 36.034 euro.
Due fattori decisivi nel determinare il salario sono l’età e la tipologia di contratto. I lavoratori sotto i 30 anni guadagnano in media il 36,4% in meno rispetto a quelli oltre i 50 anni, con una differenza del 38,5% tra gli uomini e del 33,3% tra le donne. Inoltre, un impiego a tempo determinato comporta una retribuzione inferiore del 24,6% rispetto a un contratto a tempo indeterminato.
Il ruolo determinante dell’istruzione
Il livello d’istruzione riveste un ruolo chiave nelle dinamiche salariali. I lavoratori con un titolo di studio al massimo di scuola secondaria inferiore percepiscono una media di 12,4 euro all’ora, il 17,3% in meno rispetto a chi ha completato l’istruzione secondaria superiore (15 euro all’ora) e il 43,6% in meno rispetto ai laureati, che guadagnano circa 22 euro all’ora.
A livello internazionale, l’Italia si posiziona al 21º posto fra i 34 Paesi dell’OCSE per i salari medi. Dati aggiornati al 2024 registrano uno stipendio medio lordo annuale in Italia di circa 44.893 euro, un incremento dell’1,8% rispetto al 2022. Tuttavia, l’inflazione ha eroso i salari reali, riducendo il potere d’acquisto del 6,9% rispetto al 2019. In confronto, nazioni come Islanda, Lussemburgo e Stati Uniti registrano stipendi medi lordi che superano i 77.000 euro, illustrando il marcato divario che l’Italia deve affrontare.
Alla luce di queste complessità economiche, appare cruciale mettere a punto strategie che mirino a ridurre le disparità salariali e riconoscere adeguatamente le competenze dei lavoratori. Solo così si potrà procedere verso una crescita economica sostenibile e inclusiva.