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Concordato preventivo: perchè farlo conviene allo Stato

Concordato preventivo: perchè farlo conviene allo Stato
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Con solo il 5% dei controlli nel 2022, il concordato preventivo emerge come strategia per affrontare significativi divari fiscali in Italia.

Concordato preventivo: perchè farlo conviene allo Stato
Photo by stevepb – Pixabay

Un innovativo patto fiscale si propone come soluzione al problema dell’inefficacia dei controlli fiscali. Scopriamo come cambia il panorama dei rapporti tra Fisco e contribuenti.

Il concordato preventivo biennale emerge come uno strumento cruciale per affrontare la questione dei limitati controlli fiscali. Il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha sottolineato l’importanza di questo accordo durante l’audizione del 30 ottobre in Commissione Bilancio del Senato, sollevando un dibattito su come migliorare l’efficacia delle verifiche fiscali e ridurre il tax gap.

Una Panorama Preoccupante: Dati e Sfide dei Controlli Fiscali

L’inefficienza dei controlli fiscali è una sfida significativa per l’Amministrazione Finanziaria in Italia. Nel 2022, solo il 5% degli utenti ISA è stato sottoposto a controlli, dato destinato a ridursi al 2% nel 2023. Tali cifre, fornite dalla Corte dei Conti, illustrano chiaramente un divario fiscale che si aggira intorno ai 65 miliardi di euro ogni anno. Di fronte a questa realtà, il concordato preventivo biennale si profila come una risposta concreta. Questo patto, previsto per un gruppo selezionato di contribuenti, mira a invertire la rotta e migliorare le capacità di accertamento. Nelle parole di Leo:

C’è tutto un mondo di soggetti che non vengono controllati, ma non per cattiva volontà… semplicemente ci manca la capacità operativa.

La cooperazione fiscale, incluse iniziative come il tax control framework, è fondamentale per colmare queste lacune.

Il Concordato Preventivo Biennale: Strumento di Riforma

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Photo by Alexander Grey – Unsplash

Il concordato preventivo biennale promette un passo avanti nel miglioramento del sistema fiscale attraverso un dialogo preventivo fra l’Agenzia delle Entrate e i contribuenti. Questo accordo prevede che le partite IVA accettino una proposta di reddito predisposta dall’Agenzia, mantenendo congelati gli accertamenti per i due anni successivi. La campagna promozionale del Ministero dell’Economia,

Concordi l’importo da pagare e stai tranquillo per i prossimi due anni,

chiarisce i vantaggi del patto fiscale. Tuttavia, questa svolta solleva dubbi: è davvero una soluzione efficace o un modo per rinunciare a controlli più rigorosi? Sebbene presenti vantaggi, il concordato preventivo biennale affiancato a una sanatoria quinquennale, rischia di sollevare controversie, poiché tende ad alleggerire il carico sui controlli, tutt’altro che intensivi.

Un Futuro Incerto per Fisco e Finanza

L’implementazione del concordato preventivo biennale solleva interrogativi sul futuro delle finanze pubbliche. Questo accordo potrebbe comportare una riduzione del gettito fiscale, specialmente se le imprese e i professionisti con redditi nascosti sfruttano la misura per mettersi in pari con il Fisco pagando tasse ridotte.

Chi trae vantaggio da questa situazione? Chi prevede una crescita dei guadagni futura potrebbe convenire che le imposte fisse siano più basse rispetto a quelle effettive. Tuttavia, senza dati certi, alcuni contribuenti potrebbero decidere di non aderire, temendo tasse più alte del necessario. Ci si interroga se il concordato rispetti i principi di equità e progressività fiscale sanciti dall’articolo 53 della Costituzione italiana. La vera risposta sulla sua efficacia arriverà con le prime statistiche sull’impatto della misura, poste all’orizzonte nei mesi a venire.