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Colmare i vuoti contributivi: costi e vantaggi

Colmare i vuoti contributivi: costi e vantaggi
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Esplora i costi per il riscatto degli anni mancanti e scopri come la detrazione fiscale agevola i pagamenti, offrendo flessibilità economica ai lavoratori.

Colmare i vuoti contributivi: costi e vantaggi
Photo by stevepb – Pixabay

Scoprire di avvicinarsi alla pensione senza avere sufficienti anni di contribuzione è una preoccupazione reale per molti lavoratori in Italia. La Legge di Bilancio 2024 ha reintrodotto una misura che offre una soluzione a questa impasse: la pace contributiva. Un’opportunità che potrebbe trasformare un sogno irraggiungibile in una realtà tangibile.

Una seconda opportunità per la pensione: la pace contributiva

Molti italiani si trovano a fare i conti con la mancata contribuzione. Tra i 64 e i 67 anni, il non riuscire a raggiungere i 20 anni necessari per il diritto alla pensione di vecchiaia o anticipata può complicare seriamente la pianificazione futura. La pace contributiva, però, offre un mezzo per colmare questa lacuna. Ma come funziona realmente questa misura?

Chi può beneficiare della pace contributiva?

La pace contributiva è specificamente progettata per supportare i “contributivi puri,” ossia quei lavoratori il cui primo contributo previdenziale è avvenuto dopo il 31 dicembre 1995. Questa misura, non da confondere con il riscatto della laurea, era già stata sperimentata tra il 2019 e il 2021. Grazie al Decreto Legge n. 4/2019, che aveva dato vita al Reddito di Cittadinanza e a Quota 100, la possibilità di riscattare fino a cinque anni di contributi è diventata realtà. Dal primo gennaio 2024, essa torna in vigore per il biennio 2024/2025, offrendo una mano a chi nel corso del proprio percorso lavorativo ha subito interruzioni contributive.

Per avvalersi della pace contributiva, i lavoratori devono presentare una richiesta formale all’INPS. Una volta approvata, consente di riscattare periodi di contribuzione mancanti, anche se non consecutivi. Questi buchi nei contributi possono essere il frutto di periodi di disoccupazione, cambi di lavoro o situazioni personali impreviste che hanno interrotto la carriera. La finalità è di raggiungere la soglia necessaria per la pensione senza dover aspettare anni oltre il minimo richiesto. Questo strumento si rivela essenziale non solo per chi ha già raggiunto l’età pensionabile, ma anche per chi è a un passo dal completare i requisiti per la pensione anticipata.

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Photo by Maximilianovich – Pixabay

Quanto costa colmare il vuoto contributivo?

L’opportunità di riscattare gli anni mancanti non è gratuita; ha un costo che viene calcolato sulla base della media delle ultime dodici mensilità della retribuzione lorda del lavoratore. Su questa media, si applica l’aliquota di contribuzione specifica del fondo pensionistico del lavoratore. Un aspetto positivo è la flessibilità nei pagamenti: il riscatto dei contributi può essere effettuato in un’unica soluzione o dilazionato in rate mensili fino a dieci anni. Questo facilita chi non ha la liquidità necessaria per sostenere l’intera spesa immediatamente. Un ulteriore vantaggio è che le spese di riscatto sono deducibili fiscalmente, nei limiti previsti dalla normativa vigente, alleggerendo così il peso economico per il lavoratore.

La pace contributiva nel sistema pensionistico Italiano

In un quadro dove l’età pensionabile diventa un argomento sempre più delicato – specie per chi ha una carriera interrotta – la pace contributiva offre una via salvifica. Pensata per chi punta a completare il percorso di contribuzione senza ulteriori sacrifici, questa misura inserisce un elemento di flessibilità nel sistema pensionistico. In un contesto in cui l’Italia, come molti altri paesi europei, si ritrova a riformare continuamente il proprio sistema pensionistico per renderlo sostenibile, la pace contributiva emerge come un meccanismo che permette un più facile adattamento ai requisiti pensionistici, rispondendo alle sfide poste dai cambiamenti demografici.