Il dibattito tra sostenitori e detrattori del condono fiscale, e il rischio di disincentivare i contribuenti rispettosi delle leggi tributarie.
Un’analisi del controverso strumento fiscale che divide l’opinione pubblica e scuote le fondamenta dell’etica tributaria.
Il condono fiscale è una misura spesso adottata in Italia per affrontare le irregolarità fiscali. Pensa al “condono tombale” del 2002 o alla più recente ‘pace fiscale’; ciascuna di queste forme ha permesso agli italiani di sanare le proprie posizioni con le autorità fiscali, ma con modalità differenti.
Un Ritratto del Condono Fiscale
Il concetto di condono fiscale ruota attorno alla possibilità, concessa dal Parlamento, di regolare situazioni tributarie irregolari attraverso soluzioni straordinarie. Questo genere di iniziative rappresenta un respiro per chi ha debiti tributari, permettendo il pagamento delle tasse dovute, talvolta con l’annullamento di multe e interessi. Tuttavia, è bene non considerare questa opzione come la norma; si tratta infatti di un meccanismo eccezionale a disposizione dei cittadini.
Un esempio calzante è stato la rottamazione delle cartelle di Equitalia introdotta dal Decreto Legge 193/2016, dove ai contribuenti è stato permesso di liquidare i debiti senza incorrere nelle tradizionali penalità. La stagione della ‘pace fiscale’ ha rafforzato questa dinamica, offrendo il saldo e stralcio dei debiti per coloro che dimostravano redditi modesti. Queste misure, come il decreto Sostegni del periodo pandemico, miravano a fornire sollievo durante le difficoltà economiche straordinarie.
La Logica del Condono Fiscale
Nell’universo legislativo, il condono fiscale è solo una delle numerose misure di condono, paragonabile per struttura ad altre come i condoni edilizi. È un atto legislativo che consente l’abbandono totale o parziale di sanzioni, mettendo così in discussione il rispetto rigido delle regole fiscali. Questa pratica, secondo molti esperti di diritto tributario, può essere un disincentivo al rispetto delle normative.
Il condono trova nemici accesi tra coloro che credono che esso ignori l’equità, premiando chi non ha rispettato le regole e scoraggiando chi, invece, ha pagato le tasse regolarmente. Esponenti del mondo accademico e istituzionale pongono spesso l’accento sull’importanza di non abusare di questo strumento, sottolineando il rischio di far cadere il sistema fiscale in una spirale di iniquità.
Tempi Moderni, Vecchi Strumenti
Dal 1973, l’Italia sembra ricorrere al condono fiscale a una frequenza quasi triennale. Infatti, già negli anni 2000, il cosiddetto “condono tombale” di Giulio Tremonti permetteva agli evasori di regolarizzare i fondi portati all’estero al costo di un imposto del 5%, mantenendo però l’anonimato. La voluntary disclosure del 2016-2017, supportata dal Ministro Padoan, ha seguito un percorso simile, concedendo agli evasori un condono significativo sulle sanzioni.
Più recentemente, la tregua fiscale, offerta dalla Legge di Bilancio 2023, ha riaperto la possibilità di regolarizzare i debiti con il Fisco, inclusa la rottamazione di debiti di piccola entità. Attualmente, occhi puntati sul nuovo condono legato alle irregolarità IVA degli ultimi anni. Nonostante il periodo sia caratterizzato da continue sanatorie, i critici sostengono che il condono non è la ferramenta ideale per il contrasto delle irregolarità fiscali.
Dalla Corte dei Conti è giunto un richiamo severo a mettere fine ai condoni, sottolineando che queste misure non solo minacciano la giustizia economica, ma rischiano di creare nuove distorsioni. Condono dopo condono, lo Stato rischia di devastare il principio dell’equità fiscale, danneggiando chi ha regolarmente contribuito alle casse pubbliche.