L’Agenzia delle Entrate potenzia la lotta all’evasione grazie a nuove tecnologie e strumenti digitali sempre più sofisticati.

Nel 2024 l’economia italiana celebra un significativo balzo in avanti: l’Agenzia delle Entrate ha raggiunto un traguardo senza precedenti, con la raccolta fiscale più cospicua mai registrata. Sono stati incamerati 26,3 miliardi di euro, un aumento del 6,5% rispetto all’anno precedente. Se includiamo anche le tasse non governative, la cifra sale a ben 33,4 miliardi. Questi risultati strabilianti emergono nel vivo delle discussioni tra le forze politiche, con la Lega che sostiene ferventemente una nuova “rottamazione” e altri partiti, come Fratelli d’Italia e Forza Italia, che spingono per una riduzione delle aliquote Irpef del 35% al 33% per i redditi fino a 60mila euro.
L’impatto dell’analisi dati sulla lotta all’evasione
Negli ultimi anni, la capacità dell’Agenzia di contrastare l’evasione fiscale si è potenziata enormemente grazie all’uso sofisticato delle banche dati digitali. Nel 2019, i recuperi si fermavano a 25 miliardi di euro, un valore stabile nonostante la forte perturbazione causata dalla pandemia di Covid-19 nei successivi due anni. Un recupero che torna a brillare nel 2022 con 25,2 miliardi e che esplode ulteriormente nel 2023 raggiungendo i 31,4 miliardi.
Alla guida di questo cambiamento c’è stato Ernesto Maria Ruffini, il cui lavoro è stato proseguito con vigore dall’attuale direttore Vincenzo Carbone. Il governo celebra questi risultati con entusiasmo, con la premier Giorgia Meloni che respinge le accuse di lassismo fiscale. “Siamo stati accusati di aiutare gli evasori,” dichiara, “di allentare i vincoli fiscali o persino di concepire condoni inesistenti. Tutto falso.” Meloni continua sottolineando come queste conseguenze positive siano una diretta conseguenza del lavoro scrupoloso dell’Agenzia delle Entrate combinato a normative mirate, specialmente quelle che attaccano il fenomeno delle attività “apri e chiudi” che aggirano il fisco.
Il ruolo delle misure straordinarie e le critiche delle opposizioni
Mentre si celebra questo successo, le opposizioni non mancano di sollevare critiche. Il Movimento 5 Stelle accusa il governo di esaltare proprietà inesistenti della riforma fiscale attraverso decreti attuativi poco incisivi. Sostengono che i risultati siano distorti dagli introiti delle definizioni agevolate e dai pagamenti spontanei dei contribuenti. Tuttavia, gran parte dei 26,3 miliardi, ossia l’87%, è frutto di attività ordinarie, con 22,8 miliardi raccolti così.
I dettagli rivelano che 12,6 miliardi son stati incassati da contribuenti una volta ricevuto un avviso dall’Agenzia, mentre 5,7 miliardi provengono da cartelle esattoriali e 4,5 miliardi dall’incentivo alla compliance.
Per quanto riguarda l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, sono stati totalizzati 16 miliardi, un incremento dell’8% rispetto al passato, ripartiti tra azioni ordinarie (10,6 miliardi) e misure straordinarie (5,4 miliardi). Interessante notare che il 57% del totale deriva da contribuenti con debiti superiori ai 100 mila euro. In questo contesto, la performance della “rottamazione” si distingue negativamente, registrando un calo del 30% rispetto all’anno precedente, fermandosi a 3,5 miliardi.

Le strategie future e i propositi di rafforzamento dell’economia Italiana
Con la pace fiscale come punto cruciale nel dibattito politico, il vice premier Matteo Salvini ha fissato incontri imminenti per discutere sulle strade da percorrere. L’attenzione è rivolta anche agli oltre 1.275 miliardi di euro di debiti ancora da riscuotere, cifra in costante aumento. Il vice ministro dell’Economia, Maurizio Leo, rileva che “la rottamazione e la pace fiscale, insieme alla riduzione del carico fiscale per il ceto medio, sono priorità indiscutibili”, auspicando soluzioni che rispettino le risorse a disposizione.
Nel panorama delle buone notizie, si registra un incremento del 30% nelle imprese ammesse al regime di cooperative compliance, fortificando la fiducia nel sistema fiscale. Con un imponibile complessivo monitorato dall’Agenzia che tocca i 45 miliardi di euro, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, vede un futuro luminoso per l’economia italiana. Un sistema solido e funzionante può attirare nuovi investimenti e creare posti di lavoro stabili, senza permettere di abbassare la guardia proprio adesso.