Scopri come i piccoli aumenti percentuali possono avere un impatto significativo su chi percepisce pensioni minori, migliorando il potere d’acquisto annuale.
l processo attraverso il quale le pensioni vengono adeguate all’aumento del costo della vita è motivo di interesse e, talvolta, di frustrazione per molti pensionati. Nella maggior parte dei casi, il sistema produce crediti a favore dei beneficiari, crediti che ogni anno l’INPS è chiamata a rimborsare. Questo accade perché, all’inizio di ogni anno, il pensionato riceve un aumento calcolato su una percentuale di rivalutazione che spesso si rivela inferiore a quanto dovrebbe essere, lasciando spazio a diritto di compensazione sugli arretrati non percepiti.
Il Meccanismo dei Conguagli: Un Ritardo Annunciato
Ogni gennaio, le pensioni subiscono un incremento dovuto alla rivalutazione annuale, un processo influenzato dal tasso d’inflazione certificato dall’ISTAT e successivamente confermato dal governo. L’INPS, attraverso una circolare, applica tali percentuali alle pensioni, ma nel corso dell’anno l’inflazione definitiva solitamente supera quella previsionale, creando un divario. Questo extra, inizialmente non erogato, diviene un credito che spetta ai pensionati. Così, l’ente si ritrova a saldare il conto in un momento successivo, spesso in coincidenza con l’incremento pensionistico dell’anno successivo.
Un esempio di questo fenomeno si è verificato l’anno scorso con l’inflazione: prevista al 5,4%, è aumentata al 5,7%. Questo 0,3% in più è divenuto un credito accumulato dai pensionati nel corso dell’anno. Un evento simile si era visto nel 2023, quando l’inflazione effettiva superò di quasi un punto percentuale quella previsionale. Curiosamente, in quell’anno il conguaglio fu anticipato a dicembre, anziché a gennaio, un’eccezione che molti sperano venga replicata nel 2024.
La Legge di Bilancio e l’Incertezza sugli Arretrati
Attualmente, non vi sono indicazioni, né nella Legge di Bilancio né nel decreto fiscale, su un possibile anticipo del conguaglio di perequazione al dicembre 2024. Tuttavia, esiste la possibilità che alla fine si ripeta il modello dell’anno precedente. Non si tratterebbe solo di riconoscere 12 mesi di arretrati accumulati, un’iniziativa che rappresenterebbe un vantaggio economico per i pensionati in vista del periodo natalizio, stimolando i consumi in un momento tradizionalmente caratterizzato da più spese.
Ma non si tratta soltanto di dare un sollievo economico ai pensionati. Liquidare gli arretrati a dicembre avrebbe anche un impatto favorevole sulle finanze pubbliche. Infatti, contabilizzando i conguagli entro la fine dell’anno, si evita di gravare sulla spesa previdenziale del 2025, un vantaggio non irrilevante per una gestione oculata delle risorse statali. Mentre il tempo scorre verso dicembre, si potrebbe assistere a un aggiornamento delle decisioni politiche in merito.
Arretrati sulle Pensioni e la Questione delle Percentuali
Parlando di cifre, chiarire quanto spettano agli aventi diritto è cruciale. La differenza dello 0,3% interessa chi percepisce pensioni entro i 4 volte il trattamento minimo, proporzionato secondo le fasce di perequazione definite per il 2024. Per esempio, i pensionati che ricevono fino a 4 volte il minimo beneficiano di un incremento al 100%, mentre, per importi superiori, le percentuali variano dal 85% al 22%.
Traducendo queste percentuali in numeri, una pensione mensile di 1.000 euro acquisisce un credito di 3 euro mensili, che porta a 39 euro di arretrati per tutto l’anno. Al contrario, chi percepisce un sussidio di 6.000 euro mensili, posizionandosi ben al di sopra di 10 volte il trattamento minimo, avrebbe maturato un piccolo credito per mese, ammontante complessivamente a circa 51,48 euro l’anno. Questi numeri, modesti per alcuni e significativi per altri, delineano l’importanza di un sistema che, per quanto imperfetto, cerca di bilanciare le necessità dei pensionati con quelle dello stato.