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INPS e pensioni: cambia il calcolo dei contributi

INPS e pensioni: cambia il calcolo dei contributi
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Con la nuova sentenza, i contributi versati durante malattia, disoccupazione e altri periodi sono finalmente riconosciuti per la pensione anticipata.

INPS e pensioni: cambia il calcolo dei contributi
Photo by Skullman – Pixabay

Un recente verdetto della Corte di Cassazione promette di trasformare il panorama pensionistico italiano, ampliando il ruolo dei contributi figurativi nel calcolo delle pensioni anticipate. Questi periodi, che spesso si verificano durante malattia, disoccupazione o maternità, sono stati fino a poco tempo fa solo parzialmente considerati dall’INPS. La nuova sentenza rivoluziona questo approccio, offrendo la possibilità di un accesso più flessibile alla pensione.

Sei in malattia, in disoccupazione o stai svolgendo il servizio civile? Questi momenti di pausa dal lavoro attivo non sono soltanto intervalli, ma possono diventare pilastri che migliorano il tuo futuro previdenziale. Grazie alla cosiddetta contribuzione figurativa, questi periodi sono riconosciuti dall’INPS senza costi aggiuntivi, incidendo sia sulla tua idoneità pensionistica sia sull’importo finale. Tuttavia, l’inclusione di questi contributi figurativi non è sempre stata sufficiente a soddisfare i requisiti per il pensionamento anticipato. Ma quali scenari si stanno delineando alla luce delle nuove interpretazioni giuridiche?

I Requisiti Tradizionali delle Pensioni Anticipate

Il sistema corrente prevede che per la pensione anticipata ordinaria, gli uomini debbano accumulare 42 anni e 10 mesi di contributi, mentre le donne necessitano di un anno di meno. Tuttavia, il vero ostacolo è la necessità di avere un minimo di 35 anni di contributi effettivamente versati, escludendo i periodi coperti dalla contribuzione figurativa. Questo si applica anche ai lavoratori che ricorrono alla “quota 41”, un’opzione valida per coloro che hanno iniziato a lavorare in giovane età.

La “quota 41” è un’opportunità addizionale per i lavoratori precoci, purché abbiano accumulato contributi in settori particolarmente gravosi o siano in condizioni di salute particolari. Anche qui, il paletto dei 35 anni di contributi effettivi ha rappresentato a lungo un ostacolo significativo per molti aspiranti pensionati. Ma come cambia il quadro con le nuove disposizioni della Cassazione?

La Sentenza della Cassazione: Una Svolta Epocale

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Photo by Mohamed_hassan – Pixabay

La Corte di Cassazione ha recentemente emesso una sentenza rivoluzionaria, la numero 24916 del 17 settembre 2024, che modella un nuovo approccio al riconoscimento dei contributi figurativi nel calcolo delle pensioni anticipate. Questo cambiamento potrebbe ben presto rendere obsoleto il criterio dei 35 anni di contributi effettivi, aprendo le porte del pensionamento anticipato a molti più lavoratori.

La pronuncia della Cassazione si avvale di una reinterpretazione delle normative pensionistiche, stabilendo che la distinzione tra anni di contributi effettivi e figurativi non dovrebbe più influenzare il diritto al pensionamento anticipato. La sentenza poggia sulla consapevolezza che le pensioni di anzianità, abolite dalla riforma Fornero, non sono direttamente comparabili con le attuali pensioni anticipate, giustificando così un diverso approccio interpretativo.

Implicazioni e Prospettive per i Futuri Pensionati

Questa sentenza offre un’importante occasione per ricalibrare le strategie pensionistiche. Sebbene la decisione giuridica non modifichi le leggi in essere, stabilisce un precedente fondamentale che può essere sfruttato in eventuali ricorsi da parte di chi ha visto respingersi la propria domanda di pensione anticipata. È una svolta che non solo riconsidera il valore dei contributi figurativi, ma spalanca nuove prospettive per chi, pur avendo accumulato abbastanza anni di lavoro totale, non rispecchia il tradizionale schema dei 35 anni effettivi.

Con la possibilità di ricorrere a questa sentenza come base per contenziosi legali, coloro che si trovano ad affrontare un rifiuto da parte dell’INPS possono ora contare su una forte argomentazione a loro favore. Mentre l’INPS ha ancora la possibilità di interpretare le leggi a modo suo, la sentenza della Cassazione fornisce un aiuto prezioso a chi cerca giustizia nel sistema previdenziale, promettendo di portare un vento di cambiamento per molti lavoratori.