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Invecchiamento Italia: impatti sull’economia

Invecchiamento Italia: impatti sull’economia
Photo by Ralphs_Fotos – Pixabay
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La popolazione in età pensionabile supera quella lavorativa, minacciando la tenuta del sistema pensionistico senza politiche adeguate.

Invecchiamento Italia: impatti sull’economia
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Già si intravedono all’orizzonte le sfide che il sistema pensionistico italiano dovrà affrontare nei prossimi decenni. Tra poco più di 50 anni, l’Italia potrebbe essere popolata da ben 312 anziani ogni 100 giovani. Questo scenario, delineato dalla Ragioneria generale dello Stato, mette in luce un’inevitabile trasformazione demografica che potrebbe influenzare profondamente l’economia e il tessuto sociale del Paese.

La dinamica demografica e il sistema pensionistico

Secondo le recenti previsioni dell’Istat aggiornate al 2023, la popolazione italiana sta rapidamente invecchiando. Questo fenomeno, caratterizzato da una maggiore aspettativa di vita e un tasso di natalità decrescente, solleva interrogativi sulla sostenibilità del sistema pensionistico. Si prevede che, già nel 2040, l’indice di dipendenza degli anziani — che misura il rapporto tra la popolazione in età pensionabile e quella in età lavorativa — salirà al 61,2%, per poi raggiungere il 71,7% entro il 2080. Era solo al 41% nel 2023. Di fronte a questo aumento esponenziale, il sistema previdenziale rischia di diventare insostenibile se non verranno prese adeguate misure correttive.

Lo squilibrio tra il numero di pensionati e di lavoratori attivi è destinato ad accentuarsi ulteriormente. Entro il 2050, il rapporto tra pensioni erogate e popolazione occupata potrebbe avvicinarsi pericolosamente al “1 a 1”, una situazione in cui le entrate contributive non riuscirebbero a sostenere il peso delle pensioni se non vi sarà un flusso migratorio significativamente superiore alle attuali previsioni. Attualmente, la previsione della Ragioneria generale è di appena 180 mila ingressi migratori netti all’anno.

La sfida delle entrate contributive

Il presidente dell’Inps, Gabriele Fava, sottolinea l’importanza cruciale dell’incremento delle entrate contributive per garantire la sostenibilità del sistema pensionistico nel lungo periodo. Oltre alle soglie di pensionamento e alla “generosità” delle prestazioni, è necessario che il flusso di versamenti contributivi aumenti, magari incentivando una maggiore partecipazione della forza lavoro giovane e favorendo politiche di immigrazione mirata.

Secondo il Consiglio di indirizzo e vigilanza (Civ) dell’Inps, il sistema attuale regge ancora senza troppi problemi, ma nel tempo questo potrebbe cambiare. Le cause di un potenziale squilibrio includono la crescente generosità dei trattamenti pensionistici e l’invecchiamento demografico non compensato da un equivalente aumento della contribuzione. Questo quadro dipinge un futuro in cui la bilancia pensionistica potrebbe pendere verso un deficit difficile da colmare.

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Verso un futuro sostenibile

Il Civ Inps ha evidenziato come l’invecchiamento della popolazione costituisca un immediato fattore di rischio per tutti i sistemi pensionistici dell’Unione Europea. La riduzione della fecondità e l’aumento della speranza di vita potrebbero infatti generare pressioni insormontabili su questi sistemi, nonostante eventuali flussi migratori. Si prevede che il tasso di fecondità scenderà ulteriormente a 1,62 figli per donna entro il 2070, ben al di sotto della soglia di sostituzione di 2,1 figli.

Di fronte a queste proiezioni allarmanti, sembra indispensabile una riforma strutturale che possa dare stabilità al sistema, rendendolo più resiliente ai cambiamenti demografici. Solo attraverso una strategia a lungo termine, che tenga conto di tutti questi fattori, si potrà evitare un futuro di incertezza economica. Le istituzioni previdenziali sono chiamate ad affrontare queste sfide con decisione e lungimiranza, garantendo una vecchiaia dignitosa anche alle future generazioni.