I sostituti d’imposta ricalcolano le somme trattenute entro fine febbraio, determinando il saldo tra eventuali crediti o debiti fiscali.
Mentre il mese di dicembre porta con sé il calore delle festività e delle tredicesime attese, per molti lavoratori si aggiunge l’importante operazione di ricalcolo fiscale annuale: il conguaglio IRPEF. Una manovra che può trasformare la busta paga in una piacevole sorpresa o, purtroppo, in un’amara scoperta.
Il discreto fascino del conguaglio
Le operazioni di conguaglio iniziano con la busta paga di dicembre e devono concludersi entro il 28 febbraio 2025. In questo periodo, i sostituti d’imposta si occupano del calcolo della corretta imposta IRPEF basandosi sulle retribuzioni reali percepite durante l’anno. Il risultato? In alcuni casi un incremento del netto in busta, in altri una sottrazione. Ma cosa determina l’una o l’altra situazione? In primis, il rapporto tra le imposte trattenute e quelle effettivamente dovute nonché la presenza di bonus o detrazioni non erogati. Se le trattenute superano il necessario o se emergono vantaggi fiscali non calcolati, il dipendente incassa un conguaglio a credito. Diversamente, in presenza di imposte dovute superiori alle trattenute, si assisterà a un conguaglio a debito, con l’obbligo di integrare quanto manca.
La rilevanza del periodo festivo: tredicesima e conguaglio a confronto
Dicembre non è soltanto il mese dei regali di Natale, ma anche quello in cui il conguaglio IRPEF diventa una realtà concreta. Secondo l’articolo 23 del D.P.R. n. 600/1973, i sostituti d’imposta devono ricalcolare le imposte da trattenere, tenendo conto di ogni emolumento versato e delle detrazioni spettanti, come disciplinato dagli articoli 12, 13 e 15 del TUIR. Ciò significa che la gratificazione natalizia potrebbe dover condividere la scena con le regolazioni fiscali. L’interazione tra tredicesima e conguaglio è dunque un aspetto peculiare di questo periodo. Ad esempio, la tredicesima, percepita da molti come una manna dal cielo, potrebbe a volte essere mitigata da un ulteriore prelievo a causa delle imposte. Ecco che la tanto attesa entra nel quadro di una situazione più complessa, dove ogni lavoratore vede ponderato il proprio caso specifico.
Conguaglio fiscale: differenze e dettagli da monitorare
Il conguaglio di fine anno non è solamente una questione di somme e sottrazioni. Un altro aspetto importante è il recupero dei bonus IRPEF non spettanti. I 100 euro mensili del trattamento integrativo sono infatti soggetti a verifica attraverso le operazioni di conguaglio. Qualora il reddito reale del lavoratore superi le soglie previste, l’azienda dovrà procedere al recupero dell’importo elargito in eccesso, frazionando il tutto in un massimo di 8 rate qualora la cifra da restituire superi i 60 euro. Facciamo un chiaro esempio: un reddito fino a 15.000 euro consente di mantenere l’intero bonus di 1.200 euro annui, mentre tra 15.000 e 28.000 euro l’importo dipende dalla differenza tra detrazioni fiscali e IRPEF lorda. Oltre i 28.000 euro, il trattamento integrativo non viene riconosciuto affatto. Questo meccanismo evidenzia quanto il calcolo esatto del conguaglio sia cruciale tanto per i datori quanto per i dipendenti. Infine, in caso di cessazione del rapporto lavorativo o incapienza dei salari, le somme non riscosse devono essere regolarizzate entro il 15 gennaio dell’anno successivo, mantenendo l’interesse dello 0,50% mensile.